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sabato 5 gennaio 2013

Com'è nato il Subbuteo


La leggenda narra che le prime miniature di calciatori furono create dai marinai inglesi all'inizio degli anni 20. Appassionati di football, ma con poco spazio a disposizione durante i viaggi, decisero di portare lungo gli oceani le emozioni delle sfide calcistiche plasmando con il piombo figure di calciatori che giocavano con una pallina delle dimensioni di quella del ping pong. Il primo calcio da tavolo risulta essere stato inventato sempre da un inglese, tale William Lane Keelings. Il suo Table Soccer spazzò via i preesistenti «Blow Football» e «Shoot», giochi che mancavano di realismo.

Bottoni, cartone e caucciù: con questi materiali Keelings diede forma a giocatori e pallone, con del fìl di ferro costruì le porte, quindi con un gesso tracciò le linee del campo su una coperta militare; grazie a un'asticciola risolse il problema del movimento del portiere e a capo delle regole stabilì il famoso tocco a «punta di dito» che sostituirà nella riproduzione su tavolo del calcio il cosiddetto «piede vellutato» dei calciatori. La famiglia Keelings continuò a

produrre il gioco fino al 1939. In quest'epoca è anche introdotta la linea di tiro così come oggi la conosciamo. Nel 1943 fa la sua apparizione la plastica che cambierà anche la storia del calcio da tavolo. E per vivere le emozioni del Subbuteo dovrà arrivare un esperto di ornitologia...
Ma da dove deriva questo nome curioso per il calcio da tavolo? Anche l'etimologia del termine ha una storia particolare. Tutto parte da Peter Adolph, appassionato di football e studioso di ornitologia; per il padre del moderno Subbuteo infatti le miniature di Keelings a tutto somigliavano fuorché a piccoli giocatori. Dunque decise che il suo calcio da tavolo avrebbe avuto i protagonisti riprodotti in rilievo. A colpire la palla non saranno più bottoncini, piombini o figurine.

L'idea è, a suo modo, rivoluzionaria: sta nascendo il moderno Subbuteo. Adolph pensa a tutto, ovviamente anche al nome: «Hobby», una razza di falcone che lui ama particolarmente e che vuole diventi il logo del suo gioco. All'ufficio brevetti accettano il falco come simbolo del calcio da tavolo, ma quel nome, proprio no; hobby in Inghilterra vuol dire genericamente passatempo e non può essere associato a un gioco solo. Adolph non si perde d'animo e decide di adottare il nome latino dello stesso uccello: falco Subbuteo. Depositato il brevetto e creata la società Subbuteo Sport Games, dopo pochi anni Adolph rileva anche la società Newfooty di Keelings: ormai il calcio da tavolo ha un solo padrone e un solo nome. Quello latino di un uccello il cui becco ricorda la posizione del dito quando colpisce il calciatore in miniatura!!!

Verso gli anni ‘60 il Subbuteo mette davvero le ali cominciando a spopolare tra i ragazzi.
La coppa del mondo del 1966 dà poi una spinta ulteriore alla diffusione del gioco. Nascono le prime produzioni europee di Subbuteo. Negli anni ’70 il gioco raggiunge il suo apice di popolarità. Diventano circa 300 le squadre disponibili, ed infinita la gamma di accessori. La confezione prevedeva la riproduzione in scala 1:100 di un campo di calcio con porte, reti, palloni e le miniature dei giocatori; più una serie di accessori da poter acquistare a parte: transenne giracampo, piloni di illuminazione, tribune, tabellone per i risultati, una moltitudine di particolari per rendere sempre più realistica la riproduzione dello stadio in casa.
I giocatori sono poggiati su una base semisferica bilanciata con un piombino che consente loro di essere colpiti con l'indice, per potersi muovere lungo la superfìcie di gioco e toccare la palla.
Ma per gli esperti ci sono miniature e miniature. Introvabili e dal valore quasi inestimabile le prime squadre, quelle con la scatola rettangolare stretta e lunga.
Un’indagine svolta in Gran Bretagna nel 2002 ha rivelato che il 90% dei padri over 30 inglesi possedeva nell’armadio il mitico panno verde.
Le regole? Sono adattate ma simili a quelle del regolamento sportivo reale. Il gioco si svolge su un panno verde rettangolare di 122 cm per 75 cm rappresentante un campo di calcio. I giocatori mantengono il possesso della palla finché la figura colpita entra in contatto con la palla stessa e quest’ultima non tocca successivamente una figura avversaria, anche se la stessa figura non può esser colpita per più di 3 volte di seguito. I tiri in porta possono essere effettuati una volta che la palla supera interamente la “linea di tiro”, linea parallela alla linea di fondo distante da questa una trentina di cm.
Degli anni ’70 è anche lo sbarco in Italia del Subbuteo. Prima quasi clandestino, ricercato. Poi, il contagio è totale.
Negli anni ’80 i giocatori di Subbuteo sono circa 7 milioni.
Il dito magico del campione del mondo del calcio da tavolo, Andrea Piccaluga, viene assicurato per circa 400 milioni di lire.

Nel corso degli anni novanta l’azienda produttrice del gioco, la Subbuteo Sports Games Ltd, compagnia della Waddingtons Games, fu acquisita dall'azienda americana di giocattoli Hasbro, che però, nel 2000, interruppe la produzione del gioco considerandolo non più competitivo dopo l’avvento di playstation e videogames a tema calcistico. Poi la produzione del gioco è continuata in Italia fino al 2003 grazie ad una licenza concessa al distributore locale, la ditta Edilio Parodi di Genova.
La multinazionale americana Hasbro dal 1° gennaio 2005 è tornata in possesso della licenza, andando a ricreare nel 2012 il moderno subbuteo che per gli amanti del circuito OLD viene considerato però troppo simile alle miniature moderne con base piatta.
E ora, come ogni mito che si rispetti, il Subbuteo entra anche nelle gallerie d’arte grazie anche ad una brillante fotografa svedese, Charlotta Smeds, ha realizzato una mostra dal titolo “Flick about”, cercando di cogliere le piccole magie nascoste del gioco.

Perché Subbuteo insomma e non Playstation, o non solo quella?
Perché in fondo tra il gioco del Subbuteo e la Playstation sembra esserci la stessa differenza che c’è tra il suonare il pianoforte e una tastiera elettronica. Provate un po’ ad ascoltare il suono che esce….

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